martedì 4 dicembre 2018

Intervista a Vittorio Sodano: da Roma a Hollywood con un trucco aerografo da Oscar


Il Maestro Vittorio Sodano
Tra i numerosi e importanti riconoscimenti ricevuti da Vittorio Sodano fino ad oggi troviamo due David di Donatello, due premi Chioma di Berenice, un Nastro d’Argento, una stella sulla celebre Walk of Fame di Hollywood e naturalmente due nomination al massimo riconoscimento dell’industria del cinema a livello mondiale, ovvero l’Oscar. Nonostante questa incredibile lista, che lui subito minimizza appena gliela si cita, Vittorio rimane semplice, affabile e piacevolmente autoironico. Ho avuto un primo contatto sul web con Vittorio in un gruppo di Facebook dedicato ai make-up artist, dove stavo come sempre difendendo l’aerografia dalle accuse di uno scettico che la sconsigliava per il trucco beauty (sembra incredibile, ma queste opinioni esistono ancora anche tra i professionisti). Vittorio non ha commentato a lungo.  Non è stato necessario. Gli è bastato pubblicare una serie di scatti di attrici celebri  i cui makeup lui aveva interamente aerografato. Io mi sono permesso di concludere quella discussione dicendo che ora che aveva “parlato” l’artista due volte nominato all’Oscar, potevamo tutti tacere. Ed eccoci qui, circa un anno dopo, quando Vittorio ha gentilmente accettato di rispondere ad un po’ di domande sulla sua incredibile carriera, e su come il nostro strumento preferito lo abbia aiutato a raggiungere risultati straordinari.



Iniziamo dal principio. Come ti è venuta l’ispirazione di iniziare una carriera nel make-up?
A sedici anni mi trasferii per un periodo a Londra, per studiare inglese in un college. Mentre ero lì iniziai a lavorare in un laboratorio effetti speciali dove si creavano piccoli prostetici. Rimasi affascinato dal procedimento, ma da subito volli imparare di più, e capire come si poteva fare calchi completi a 360 gradi.  Qualche anno più tardi stavo studiando Giurisprudenza all’Università di Napoli, e andavo molto bene, ma non mi piaceva il fatto che lo studio si basasse principalmente su nozioni da imparare a memoria per poi dimenticarle poco dopo. Quindi un giorno dissi a mio padre che avrei lasciato l’Università e mi sarei trovato un lavoro. “Che tipo di lavoro?”, mi chiese mio padre. Io risposi “Voglio fare il truccatore!” Mio padre mi guardò e disse “E che cos’è un truccatore?”.

Parlando dei tuoi genitori, come fu la reazione della tua famiglia alla decisione di diventare make-up artist? Ti aiutarono o ti ostacolarono? E come si sentirono quando arrivarono i grandi riconoscimenti della tua carriera?
Come è normale per le persone della loro generazione, i miei genitori speravano che io avrei  trovato un posto fisso e sicuro. Detto questo mio padre e mia madre (che naturalmente divenne subito la mia prima “modella”), furono fieri di me fin dai miei primi impegni con la RAI, e lo furono ancora di più dopo.

Come è arrivata la tua prima grande occasione nel mondo del makeup?
Iniziai a lavorare agli studi Rai di Napoli. Il mio compito era quello di lavare le spugnette usate dagli altri make-up artist ogni giorno. Nel 1996, mentre lavoravo a progetti teatrali e a vari eventi  avvenne il mio debutto nel cinema, nel film Prima Che Il Tramonto. Il regista Stefano Incerti mi chiese “Sai fare gli effetti speciali per questo film?”. Io esitai un attimo tra la fiducia in me e l’incertezza, e poi dissi “Si, li so fare!”. Questo fu l’inizio della mia carriera cinematografica, che più tardi mi valse il riconoscimento per il Make-up e gli Effetti Speciali al Festival di Locarno.

Nel l’industria del cinema la tua reputazione si è consolidata definitivamente quando hai ricevuto la prima nomination all’Oscar per il tuo bellissimo lavoro in Apocalypto, diretto da Mel Gibson. Come sei stato selezionato per questo straordinario compito?
Brian De Palma era rimasto molto colpito dal lavoro che avevo eseguito per lui nel film Black Dahlia. Diceva che il mio trucco di effetti speciali era così realistico che per la prima volta era riuscito a filmare un primo piano credibile su un manichino. Mi scrisse una lettera di referenza, e quando Mel Gibson iniziò a mettere insieme la troupe di Apocalypto gli arrivò voce di queste belle parole di De Palma, e mi fece contattare.
Makeup by Sodano per Apocalypto

Quale è stata l’ispirazione dietro il make-up innovative che hai creato per quell film?
La body art del film si basava sulla verità. Ho studiato ogni personaggio del film nei minimi dettagli prima di creare il make-up, creando i tattuaggi e le decorazioni appropriate basandomi sulla classe sociale e sulle origini di ognuno.  Tutti gli attori del film, dai protagonisti alle semplici comparse, portavano un make-up dettagliato su tutto il corpo, perché Mel Gibson è un regista a cui piace inquadrare all’improvviso chiunque possa apparire interessante per la scena. Quindi ogni make-up doveva essere perfetto e completo.  

Hai lavorato in molte produzioni pregiate sia in Europa che negli Stati Uniti. Quale è la differenza principale dal punto di vista professionale tra Hollywood e CineCittà?
Direi l’aspetto del business. Negli Stati Uniti il cinema è ancora una industria dinamica e articolata. In Italia, dove il cinema ha un ruolo comunque importante a dispetto delle minori dimensioni del Paese, la produzione di film segue modalità diverse, e spesso le pellicole sono finianziate dallo Stato attraverso i fondi per la cultura.
  
Mariangela Melato aerografata da Sodano
Nel tuo lavoro hai conosciuto molti artisti e creativi straordinari, e sono sicuro che potresti scrivere un libro intero di aneddoti. C’è un ricordo speciale legato a qualcuno di queste personalità che puoi condividere con noi?
Ho ricordi speciali e meravigliosi di tutte le persone in ognuno dei miei lavori, dal primo all’ultimo. Se devo sceglierne una potrei dire Mariangela Melato, anche perché non è più tra noi. Mariangela aveva un talento  incredibile sia per il dramma che per la comicità, e sia sul palco e nei film che nella vita. Con i suoi enormi occhioni era un sogno per un truccatore, e aveva una pelle bellissima ma non priva di discromie. Adorava essere aerografata. Ogni volta dopo il trucco mi diceva scherzando che “anche oggi sono passata sotto la verniciatura”. Le piaceva tantissimo l’uniformità che otteneva “mi fai la pelle para para…”.

So che sei tra I primi truccatori italiani ad usare l’aerografo nel cinema, non solo per gli effetti speciali ma anche per il beauty.  Come è stata percepita questa innovazione dai tuoi colleghi?
Molti colleghi sono stati e sono ancora maleducati. Mi chiamano “il verniciatore delle attrici”, specialmente qui in Italia dove la cultura di questo strumento è meno diffusa.
Nella tua esperienza, quali sono i vantaggi più evidenti dell’uso dell’aerografo?
Direi il finish perfetto che si crea. Anche se la perfezione non è sempre lo scopo del trucco cinematografico, quando il copione la richiede non c’è niente come un aerografo per creare quella uniformità senza che il make-up diventi percettibile.

   Laura Morante aerografata da Vittorio Sodano

Il trucco aerografo è visto ancora con diffidenza da chi non conosce la tecnica, e ci sono molti pregiudizi su questo strumento. Secondo te qual è il più grande fraintendimento riguardo a questo argomento?
I pregiudizi e i fraintendimenti si basano sul fatto che chi li ha non ha effettivamente provato ad usare un aerografo, oppure lo ha visto fare a qualcuno che non era competente in materia, oppure ancora ha solo sentito delle opinioni di seconda mano. Solo usandolo si puà capirne la bellezza e il potenziale. Il makeup fatto con la spugna o il pennello non riesce a produrre questo tipo di perfezione,  e a volte la perfezione è necessaria, che sia il copione o anche solo la vanità dell’attrice a richiederla. Io faccio sempre l’esempio della Ferrari. Se aveste una macchina molto costosa e questa si graffiasse, chiedereste a qualcuno di dipingere i graffi con un pennello, o non preferireste forse portarla da qualcuno che usi un sistema di pittura ad aria compressa? I più sceglierebbero la seconda opzione. Per me l’aerografo è una estensione della mia mano.  Ho imparato la tecnica, e controllo il risultato. L’aerografo crea un risultato perfetto se usato correttamente, ma non se si usa in modo errato, quindi questo strumento rappresenta una sfida ed un grande potenziale creativo per un artista.

Hai creato una linea tua di make-up che comprende palette a base di alcool per gli effetti speciali, e per la prima volta una palette a base di silicone che può essere diluita ed usata per il beauty. Stai anche producendo una selezione di colori liquidi pronti per essere aerografati. Ci puoi dire qualcosa di più su questi prodotti?
Sia le palette ad alcool che quelle al silicone possono essere attivate usando il mio liquido attivatore esclusivo, che permette una traslucenza perfetta dei colori ed un finish molto morbido. Ho sviluppato anche gli stessi colori in forma liquida e pronta per essere aerografata. Troverete tutti i prodotti sulla pagina SHOP del mio sito web www.vittoriosodano.studio , che è in fase di completamento proprio in questi giorni. 
 
Special Effects by Vittorio Sodano

Con due nomination all’Oscar, due David di Donatello tra I tanti, importanti premi che hai ricevuto, hai realizzato molto più della maggior parte di tanti tuoi coetanei. Che cosa sogni per il futuro?
Vorrei continuare ad espandere il mio lavoro negli effetti speciali, sia nella creazione di prodotti  che nell’insegnamento dei miei corsi di SFX. Come dicevo i prodotti si possono acquistare dal sito. Vorrei insegnare ai truccatori che gli effetti speciali si possono realizzare con i miei prodotti senza bisogno di spendere troppo per ottenere degli ottimi risultati,  ed è per questo che ho realizzato una linea di prodotti artigianali per truccatori ad un prezzo ragionevole. Sono prodotti ottimi, creati da un make-up artist per altri make-up artist!

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Alcuni dei riconoscimenti ricevuti da Vittorio Sodano


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